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Immagine del redattoreAldostefano Marino

Bruciante segreto, Stefan Zweig

Aggiornamento: 22 dic 2021

Apparso per la prima volta nel 1914, da Bruciante segreto è stata tratta una riduzione cinematografica nel 1988. L’editore Adelphi, dal 2004, con Amok ha dato il via a un’operazione di recupero di uno dei più validi autori anteguerra del patrimonio letterario europeo.


Che cos’è Bruciante segreto se non una cronaca sfrontata del momento in cui dalla spensierata infanzia si diviene adulti? La purezza e l’innocenza dell’età infantile, contrapposta alla vita menzognera degli adulti? Similmente al Moravia di Agostino, Bruciante segreto è un nuovo tipo di romanzo di formazione, dove i sentimenti sono trattati in modo inedito, sfrontato e senza inibizioni.


Bruciante segreto è la testimonianza cruda di un rito di passaggio carico di stupore e dolore. Dolore di non potersi scoprire più bambini; dolore di non potersi sentir trattare ancora come degli adulti. La descrizione del limbo sentimentale in cui incappiamo, quando da un lato si brama di diventar grandi presto; mentre dall’altro si continua a rimpiangere il passato, reclamando le attenzioni e gli scrupoli che ci venivano rivolti quando ancora eravamo acerbi.


Questo dolore è quello che vive Edgar, il dodicenne borghese e annoiato, tra le stanze di un lussuoso albergo nel Semmering, in Austria. In quell’albergo vi è arrivato con sua madre – mentre il padre è lontano per lavoro – costretto a una lunga convalescenza di cui ne risente il fisico, ma soprattutto l’umore.


Edgar trascorre le proprie giornate al cospetto della madre. È un giovanotto curioso, sempre annoiato, e spesso intento a rivolgere agli adulti domande per cui non ottiene mai risposte altrettanto convincenti.


La sua permanenza sulle montagne austriache non potrebbe essere più noiosa di così, ma appena giunge un giovane barone in villeggiatura, egli pare nutrire per il bambino un interesse naturale. È proprio il barone a fermare il ragazzo e a dimostrarsi incuriosito dai suoi racconti, dai dubbi e dalle domande che fa. E tutto questo, a Edgar non sembra vero, perché invero da tanto aspettava di trovare un amico, ma sopra a tutto un adulto, da cui egli possa esser considerato come una presenza – e non come spettatore assente.


Edgar vive quei giorni diviso tra il sentore di star accedendo finalmente al mondo degli adulti, e la speranza di poterli comprendere. Gli adulti gli appaiono come un mondo baluginante ma pieno di segreti, tanto che è il primo a non accorgersi delle intenzioni che in realtà ha il giovane barone.


Quel baroncello, che agli occhi di Edgar appare come il più leale degli adulti, brama di ottenere le attenzioni di sua madre.


Edgar non ha idea del modo in cui i rapporti funzionano; in un primo momento osserva sua madre far sfoggio della propria persona e subito si risvegliano in lui le prime perplessità. Difatti, il barone, gradualmente comincia a perdere attenzione e interesse per il ragazzino: il suo unico scopo, fin dall’inizio, è invero quello di poter conquistare una donna durante la propria noiosa permanenza in montagna. Nulla gli interessa più che trovare qualcuno attraverso cui abbandonarsi al prossimo flirt. Perché se in Paura, la storia di un tradimento era narrata attraverso il timore dell’essere scoperti, in Bruciante segreto, la conquista del barone si esaurisce nel desiderio di sentirsi corteggiato, ammirato e vezzeggiato dalle donne.


Il barone è in sostanza un donnaiolo, un uomo innamorato delle donne e della loro sensualità, che non si mette alcuno scrupolo a mentire, raggirare i suoi interlocutori e depistarli, al fine di arrivare all’unico scopo da perseguire.


E se all’esordio, Edgar pare non accorgersi di nulla, non appena le attenzioni del barone si orientano verso la madre, il ragazzo si sente ferito e fa presto a passare dall’amore all’odio per lui. Sua madre, invece, si sente come travolta da una passione più grande di lei: da anni intrappolata in un matrimonio insoddisfatto, quel gioco di seduzione la rinvigorisce, e senz’accorgersene si trova lei stessa a escludere sempre più dalla loro nuova quotidianità il bambino.


Presentati in scena i personaggi, dopo aver fatto dono al lettore delle loro persone invischiate in un mondo di convenzioni ed etiche fasulle, Zweig affida il ritmo della narrazione ai sentimenti.


Sono i sentimenti a prevalere all’interno di tutta l’opera di Zweig: sono il fulcro della narrazione. È come se, in tutti i racconti dell’autore mitteleuropeo la realtà venga analizzata tramite il filtro delle emozioni che genera. La paura di crescere, le pulsioni del corpo, il sentirsi divisi tra qualcosa che si vuole fare ma che non si può fare.


Edgar vorrebbe diventare grande ma ancora non può. Sua madre vorrebbe sentirsi libera dalle proprie prigioni ma non è in grado di scegliere, di cambiare, di avere un’opinione propria e disinteressata su qualcosa. E il barone vorrebbe arrivar presto al dunque con la donna, ma è ostacolato da Edgar.


Personaggi che si muovono nel dubbio e nell’incertezza, impegnati a trovare il modo giusto in cui destreggiarsi nei labirinti dell’esistenza; che svelano il loro essere nei loro silenzi. Ma le prospettive sono presto ribaltate, e senza difficoltà fa presto il barone a diventare bambino, a esser lui colui che si sente oppresso dalla presenza di Edgar, così come Edgar, poche pagine prima, si sentiva oppresso da quella di sua madre nell’amicizia con il barone. Ed ecco ancora quell’astuzia incauta attraverso cui il barone cerca di avvicinarsi alla donna, diventare la stessa con cui Edgar pedina i due, e tenta di impedire la loro solitudine fino all’ultima riga.


Ecco l’amore trasformarsi odio; la dedizione in novello; le ambizioni in fagocitanti tornaconti personali. Ed ecco come, Bruciante segreto muta le sorti del racconto, e diviene dunque più che la cronaca di una beata transizione, il terrore del rimpianto del passato, attraverso il ritmo di un thriller, e il lirismo di una poesia.


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