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Immagine del redattoreAldostefano Marino

La quinta generazione, Dante Arfelli

Con la ripubblicazione della Quinta generazione (Rizzoli, 1951), grazie alla casa editrice di Ladispoli readerforblind, prosegue il recupero dei libri di Dante Arfelli. Un'opera che quando venne pubblicata per la prima volta non fece seguito al precedente successo dei Superflui, ma che oggi, a distanza di più di settant'anni, trova nuovi lettori e lettrici pronte a ridare ad Arfelli il successo che avrebbe meritato anche allora.



Protagonisti della Quinta generazione sono innanzitutto i temi cari a Dante Arfelli

E dunque gli ultimi, gli emarginati, i superflui. Ma a differenza dei Superflui i personaggi di queste pagine trascorrono le proprie meste e complicate vite negli anni infausti che precedono e poi attraversano la Seconda guerra mondiale. A mutare è finanche l'epilogo, che stavolta porta in scena la speranza del tempo: un tempo che sistema tutto, che procede uguale a sé stesso, che ripristina, per quanto sempre secondo suo gusto abbia prima distrutto e sconquassato quelle stesse cose che poi ripara. Davanti al tempo l'uomo non è che una pedina: gli affida la speranza, il riposo, l'oblio delle sofferenze e le rivalse, ma quando il tempo cambia, l'essere umano cambia con lui, gli si adatta, perché altro non può fare.


Così accade a Claudio e Berto, che conosciamo fin da giovanissimi, uniti da un'infanzia e un destino comuni: i loro padri, infatti, entrambi comunisti avversi al regime, verranno arrestati ed esiliati durante il Ventennio. Un fatto che diviene la prefigurazione del loro futuro, che gli impone di darsi da fare per portare onore alle proprie famiglie, ai padri persi, conforto alle madri rimaste a casa a tentare di captare attraverso le inferriate delle finestre i pericoli più prossimi.


Mentre il mondo esplode e la guerra avanza, sono Claudio e Berto a fare i conti con i propri limiti


Smarriti, senza ideali e privi di qualsiasi ambizione. Si sentono inutili e fragili davanti agli eventi, intrappolati in una landa di terra vicino al mare – mai identificata direttamente da Arfelli – in cui le uniche ricchezze sono i passi compiuti dai padri. Solo la leva può salvarli, arruolarsi con i nemici; una possibilità che tarda a essere riconosciuta come una fortuna ma davanti a cui, entrambi, non possono sottrarsi.


Eppure non si interrogano, non cercano di compiere i passi giusti se non per un proprio tornaconto, senza nemmeno possedere un'idea di cosa sia per loro giusto o sbagliato. Perché la via di uscita per Berto e Claudio è il conformismo, adattarsi al tempo e alle dinamiche che gli si presentano davanti. Le loro vite, davanti al tempo, non hanno più alcun valore, è il caso, la coincidenza a determinare il loro futuro. Non sono liberi di scegliere le donne da amare, né gli amici da frequentare; non dispongono del proprio tempo né del proprio futuro. Sono falliti e vinti già in partenza, figli di una generazione che li ha privati di tutto, compresa la loro individualità, che trovano nel riscatto solo il piacere della vendetta.


Con più di qualche probabilità, La quinta generazione è uno scritto meno unitario dei Superflui, ma ne ricalca la cifra stilistica, una scrittura asciutta e priva di orpelli e abbellimenti prettamente letterari, parimenti al vuoto e alla sfiducia dei protagonisti che abitano la storia e la loro galoppante indifferenza ai fatti storici. Suddiviso in cinque parti narrative che accompagnano la giovinezza di Berto e Claudio, La quinta generazione è un romanzo che seppure si distacca fortemente dalla tradizione neorealista, assume il compito di narrare un tempo e un vivere comune della storia mondiale.


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