Nel novembre del 1963, per la casa editrice Einaudi, viene pubblicata la raccolta di racconti Lo scialle andaluso. La pubblicazione del volume avviene in un momento particolare per l’autrice, ossia mentre Elsa Morante soffre la perdita di un suo grande amore: Bill Morrow. Ma in realtà, molti di essi vennero composti in tempi assai remoti.
Morrow è un giovane pittore newyorkese amante dell’arte e dell’eccentricità. A quel tempo Elsa conviveva ancora con Moravia in via dell’Oca, ma durante l’autunno Alberto se ne va e lei rimane ad abitare l’attico di via del Babuino. Ogni altro progetto viene interrotto, e a chiunque le domani se sta scrivendo qualcosa, appare come se abbia perso la voglia di narrare ancora.
Il racconto che dà il titolo all’opera, Lo scialle andaluso, era allora già uscito nel ’53 sulla rivista Botteghe Oscure.
Sono i suoi amici più fidati, Italo Calvino e Umberto Saba che le fanno capire che si tratta di un buon lavoro – anche se si allontana da tutto ciò che ha scritto fino a quel momento. Sarà proprio Saba a suggerirle di concentrarsi su questo «eterno rapporto tra la madre e il fanciullo».
La tua nostalgia di essere un ragazzo è – in realtà – la nostalgia di non avere messo al mondo un ragazzo: lo cerchi nell’arte perché non l’hai avuto nella sua fisicità. Da una lettera di Saba a Morante, su L’amata (p. 127)
Dietro la risposta di Saba si possono leggere alcune delle motivazioni che hanno portato alla genesi dello Scialle Andaluso. Di questo sentimento provato da Elsa Morante se ne ritrova traccia anche nell’Isola di Arturo. Entrambi i personaggi protagonisti – se si prendono in considerazione Arturo e Andreuccio – nascono dalla perdita dell’amore di un altro uomo importantissimo per la Morante: Luchino Visconti. Un innamoramento non corrisposto, lo stesso che Andreuccio prova per sua madre, e che Arturo patisce per suo padre. Perché l’amore, in queste pagine, non è qualcosa in cui trovare salvezza, ma spesso compare come qualcosa da cui mettersi al riparo.
La raccolta dello Scialle andaluso ha uno scopo importante per la Morante. Da una parte mette fine a un silenzio letterario troppo lungo per l’autrice; dall’altra invece le dà il coraggio per riavvicinarsi alla scrittura e per narrare ancora.
La figura di Andreuccio, il protagonista dell’ultimo racconto della raccolta, si ripropone in un altro manoscritto, un romanzo-balletto che non vide mai la luce: Nerina. Qui non è lui il protagonista, ma il personaggio si insinua tra le pagine e le storie con prepotenza, rubando spesso la scena alla protagonista. Di questo romanzo se ne ha prima notizia proprio durante quegli anni, ma già nel ’52 non se ne parla più. La Morante, allora, scriverà a Calvino che ha appena concluso un lungo racconto, e quasi certamente si trattava dello Scialle andaluso.
Lo scialle andaluso si presenta come una raccolta ricca di spunti per comprendere la Morante, non solo in quanto scrittrice, ma anche per addentrarsi nella sua biografia.
Oltre alla storia di Andreuccio, la più lunga della raccolta, possiamo leggere un frammento di Nerina, sotto il racconto di Donna Amalia, una donna che vive tutto con la spensieratezza di una bambina mai cresciuta. Poiché ella, “a differenza della gente comune, non acquisiva mai, verso gli aspetti (anche i più consueti) della vita, quell’abitudine da cui nascono l’indifferenza e la noia”. Il ladro dei lumi venne composto nel 1935: a esso seguiranno L’uomo dagli occhiali, La nonna, Via dell’Angelo, Il gioco segreto, Il compagno e Un uomo senza carattere. Questi ultimi racconti citati provengono da una raccolta pubblicata nel 1941 per l’editore Garzanti.
Altri racconti provengono dalla preistoria dell’autrice, come Il cugino Venziano, Andurro ed Esposito. Il soldato siciliano, faceva parte di una trilogia di racconti sulla guerra, della quale gli altri due sono andati perduti. Nonostante la grande varietà di personaggi, sentimenti, dolori e temi, tutte le storie narrano di rapporti esclusivi e legami familiari che sfociano nella prigionia, di giovani che si apprestano a diventare grandi. Come se, dietro ogni famiglia che la Morante ha deciso di raccontare, si nascondesse un segreto, un demone nascosto, uno scheletro nell’armadio di cui sentiva il bisogno di narrare. Mondi dove la fantasia e la realtà, il sogno e la veglia, si mescolano continuamente e danno prova della sua grande abilità stilistica.
Lo scialle andaluso, soprattutto, è un reperto fondamentale per osservare il trascorso di una grande scrittrice del Novecento che tanto odiava non potersi definire scrittore, al maschile. Una raccolta di racconti selezionati dalla stessa Elsa Morante, per raccontare il suo lungo iter di narratore.