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Immagine del redattoreAldostefano Marino

Tre letture brevissime per riprendere il ritmo

Per alcune scuole di pensiero si legge solo quando ci va di farlo. Io non la penso così. Io ho sempre pensato che leggere sia una pratica indispensabile, tanto che spesse volte lo faccio anche quando non ne ho voglia o preferirei fare altro.


Leggere mi dà la possibilità di guardare verso ciò che mi circonda e situazioni che non vivo con occhi diversi. E se è vero che di certe cose non si può parlare finché non le si provano, in questo senso la lettura offre una via di uscita.


Questo, per me, è il grande potere dei libri: osservare scene e problemi attraverso sguardi differenti; perché se realmente ci sforzassimo a comprendere il prossimo anche quando non ne condividiamo la prospettiva, o ancora meglio quando non riusciamo a comprenderla, forse, questo mondo antropocentrico sarebbe un posto migliore in cui abitare. Non solo per noi, ma per tutte e tutti. E se non un posto migliore, forse, un posto in cui l'accettazione dell'altro, di ciò che non ci assomiglia – e magari ci ripugna – non passa necessariamente per la condivisione ma diviene un assoluto fondato sul rispetto.


Perciò, se non siete dell'idea che sia indispensabile leggere a tutti i costi, potete prendere questo articolo non come un pezzo in cui vi suggerisco qualche opera breve per riprendere il ritmo delle letture (dopo un'estate di libri non letti), bensì per quello che è: l'ennesimo articolo in cui vi consiglio qualche libro che ho incontrato e che mi ha lascito qualcosa.


Intendo consigliarvi tre libriccini che ho portato con me in Sardegna, editi da Alter Ego edizioni all'interno della collana Gli eletti, dedicata ai piccoli classici dimenticati: Il rifugio, La Cetonia e altri racconti, e Racconti di donne sole. Ciò che questi tre libriccini hanno in comune è in primis la critica rivolta alla società e ai dettami a cui l'individuo sottosta per farne parte; infine la prova di autori eloquenti di narrare gli sviluppi successivi a questi tentativi di conformismo imposto.


Che cosa diventiamo per dover seguire una morale comune, spesso ipocrita e fatta sola di apparenze? Che cosa siamo disposti a fare per sentirci parte di questa società e non venir considerati come emarginati, esclusi?



Il rifugio, Grazia Deledda

Il rifugio si presenta a tutti gli effetti come una favoletta malinconica senza via d'uscita. La sua protagonista è la principessa Alys, una giovane e bellissima ragazza che ha sposato un principe per ragioni economiche. Alla base dell'unione, infatti, più che l'amore, c'è il desiderio di Alys di poter mantenere l'anziana nonna con cui è cresciuta. Per questo motivo Alys ha deciso di sposare l'abbiente principe, mentre per sé spera che un giorno le cose potranno cambiare e che – come quando nelle coppie la passione degli esordi si spegne – il loro vivere insieme possa trasformarsi in un bene più alto. Ma nel frattempo, Alys trascorre giornate vuote nella più profonda delle solitudini, fin quasi ad ammalarsi: il castello tanto ambito diventa sempre più simile a una fortezza, una prigione in cui è rinchiusa e da cui non riuscirà mai a trovare salvezza e l'unica possibilità risiede nella speranza che un figlio possa salvarla dall'isolamento. Eppure anche nel Rifugio, un lieto fine c'è, ed è la possibilità che dobbiamo a noi stessi di amarci prima del resto.


È un racconto morale di appena settanta pagine sull'appagamento mancato in cui incappa chi rifiuta l'amore. In modo più generale è la metafora di azioni compiute senza ambizione, senza speranza, in un mondo che per restare in piedi ha bisogno di ideali e princìpi solidi.


La Cetonia e altri racconti smarriti, Alberto Moravia

La prima volta che La Cetonia venne pubblicato era il 1944, in un'edizione di sole cinquantacinque copie, da parte di Documento editore. La brevità del volume incoraggia sicuramente la lettura, e poiché nello stesso sono presenti ben 3 racconti, viene da sé che ognuno di questi è brevissimo.


Questo piccolo volume ha per nucleo almeno un tema molto caro a Moravia (1907-1990): la diversità, in primis, e la necessità di conformarsi a una società che si preoccupa poco dello sforzo che gli individui sono costretti a compiere per sentirsene parte. Ma al contempo, anche questi tre racconti (La cetonia, Il coccodrillo e La metamorfosi) non potrebbero essere che critiche spietate nei confronti della società borghese e delle sue contraddizioni.


Nella Cetonia, il protagonista è un insetto che si rifiuta di conformarsi alle preferenze e ai gusti dei suoi simili e che nasconde il suo essere diverso; nel Coccodrillo la signora Curto studia con attenzione le mosse e gli atteggiamenti dell'altolocata signora Longo, e anche quando le ritiene esagerate e poco condivisibili, come nel caso di un alligatore vivo portato sulla schiena, fa di tutto per introiettarle, per essere alla moda e rispettata. Nel racconto della Metamorfosi, invece, il protagonista partecipa a una cena durante cui tutti gli individui assumono le sembianze di animali, a seconda delle loro tendenze e inclinazioni, ma non gli è dato vedere quali sembianze assume lui – così come nel caso degli altri convitati. A unirli, oltre le tematiche, sono sicuramente le vie d'uscita negate, perché a nessuno dei protagonisti è data possibilità di salvezza da una morale classista e meschina, se non attraverso il conformismo da cui fuggono.


Racconti di donne sole, Ada Negri

Ada Negri (1870-1945) è stata una poetessa e una scrittrice a lungo dimenticata. Femminista anti litteram, sempre vicino alla miseria e alle condizioni degli umili, allo sfruttamento dei ceti inferiori, Ada Negri venne candidata per ben due volte al Premio Nobel per la letteratura.


All'interno del volume compaiono quattro dei dodici racconti delle Solitarie (1917), tutti volti a raccontare non solo le ingiustizie subite dalle donne, dai loro padri, dai loro mariti e dalla società in cui vivono, ma soprattutto il modo e la forza con cui le donne riescono ad alzarsi.


È il caso di Raimonda, la protagonista di Nella nebbia, che a causa di una cicatrice che le sfigura il volto non ha mai ricevuto amore, ma sempre sguardi ingombranti pieni di ribrezzo e poca compassione. È la storia di Maria Chiara che, scappata di casa dopo l'ultima offesa fisica compiuta dal padre, cerca la via del suicidio. È la storia di Assunta, madre di famiglia che si fa carico dei figli, costretta a sorreggere con le sue sole forze gli sbagli e le pene che i figli le fanno provare; ed è in fine la storia di Feliciana, protagonista del breve raccontino Il posto dei vecchi, che ormai anziana viene trattata dai suoi figli come un ingombro, come qualcosa che, dopo aver faticato tanto, non è più d'aiuto a nessuno.



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